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Immagine del redattoreDanila Properzi

Invidia? No grazie!


Nella Bibbia, la Parola di Dio, è registrato nel Salmo 73, e rimarrà scritto nero su bianco fino a che Gesù non ritornerà, uno sfogo, una chiara e inequivocabile ammissione di invidia.

Il salmista ammette, in modo molto onesto, che è stato pervaso da un sentimento che è ben lontano dall'essere cristiano: l’invidia.

Ma alla fine che cosa è l’invidia?

Invidia è un sentimento di avversione a ciò che l’altro ha e la propria persona non possiede. Questo sentimento genera il desiderio di avere esattamente quello che l’altra persona ha (possono essere sia cose materiali come qualità inerenti all'essere) e di togliere l’oggetto dell’invidia dalla persona in questione, in modo che lei rimanga senza. È un sentimento generato dall'egocentrismo e dalla superbia di voler essere più grande e migliore degli altri, non potendo sopportare l’idea che qualcun altro lo sia.

L’origine latina della parola invidia è “invidere” che significa “non vedere”. Con il tempo questa definizione ha perso il suo significato originale e ha cominciato ad essere usato accanto alla parola cupidigia e culminò con il significato che abbiamo oggi.

La Bibbia, nel libro di Proverbi, avvisa di non invidiare gli empi e né i peccatori. Di solito si avvisa soltanto quando c’è un pericolo, quando esiste una possibilità reale che accada quello per il quale si sta avvisando. Di conseguenza la Bibbia ci dice che esiste la possibilità che un giusto, un credente, possa provare invidia di un peccatore! È qualcosa che può accadere!

Ma invidia di cosa?

Del fatto che il peccatore dà ascolto al 100% ai desideri del proprio corpo, mentre il figlio di Dio deve stare in ogni momento attento, vigilando, crocifiggendo i desideri della propria carne, ricordando ogni giorno a sé stesso che lui è morto per il peccato.

Che battaglia! Che fatica, non è vero?

Perché è necessario fare tanti sacrifici mentre l’empio fa tutto ciò che più gli piace?

Uno dei motivi è la ricompensa.


“Il tuo cuore non porti invidia ai peccatori, ma continui sempre nel timore dell’Eterno; poiché c’è un futuro, e la tua speranza non sarà distrutta.” (Pr 23.17,18).


L’empio, Il peccatore, ha già la sua ricompensa. Una ricompensa di breve durata e insoddisfacente. Il suo futuro non esiste e le sue lampade si spegneranno (Pr 24.20).

“Un cuore sano è vita per il corpo, ma l’invidia è il tarlo delle ossa”. (Pr 14.30). In altre versioni della Bibbia la parola tarlo è tradotta come “cancro”.

Il figlio di Dio, invece, ha una ricompensa che è eterna e incorruttibile.

Con i nostri gesti, con le nostre scelte, stiamo mettendo da parte un tesoro inesauribile nei cieli, dove il ladro non giunge e la tignola non rode (Lu 12.33).


“Anche noi infatti un tempo eravamo insensati, ribelli, erranti, schiavi di varie concupiscenze e voluttà, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci gli uni gli altri. Ma quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini, egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, affinché, giustificati per la sua grazia, fossimo fatti eredi della vita eterna, secondo la speranza che abbiamo. Sicura è questa parola, e voglio che tu affermi con forza queste cose, affinché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di applicarsi a opere buone. Queste sono le cose buone e utili agli uomini.” (Tito 3.3-8).


L’apostolo Paolo usa il verbo al tempo passato: eravamo.

Sta dicendo che prima questi sentimenti, tra i quali è elencata l’invidia, controllavano la vita di un empio, il quale non poteva in nessun modo liberarsene. Ma attraverso l’opera di Cristo sulla croce, nel quale io credo, veniva rigenerato e rinnovato dallo Spirito Santo diventando così una nuova creatura (2 Corinzi 5.17).

Coloro che credono e nascono di nuovo (Vangelo di Giovanni 3.1-8) possono controllare questi sentimenti fino al punto di farli scomparire, perché, così come sta scritto nella Bibbia, queste sono le cose buone e utili agli uomini.

Se stai cercando un antidoto efficace contro l’invidia, eccolo qui: la GRATITUDINE.

In questa corsa che è la vita, in mezzo agli impegni e appuntamenti, fermati un momento e ricorda. Ricorda ciò che hai avuto e ciò che hai di buono. Fai un elenco di ciò che di positivo sta intorno a te. Poi cerca di andare un po´più a fondo. Non ti piace il tuo lavoro, ma puoi sempre essere grato per avere un salario e poter comprare ciò che ti piace. Sii grato per gli amici che hai, per il supermercato vicino casa, per la tua auto, e se non ce l’hai, per l’autobus che impedisce che tu vada a piedi!

Togli dal tuo volto quell'apparenza di mormoratore cronico e per ogni cosa ringrazia!

Ringraziare Dio per tutto ciò che già possediamo, dalla più piccola cosa fino alla più grande, allontana dalla nostra vita anche la più piccola goccia di invidia!

C’è una storia nella Bibbia che racconta come alcuni sacerdoti e principi di Israele si posizionarono contro l’autorità stabilita da Dio per guidarli: Mosè. Quando la ribellione divenne palese, Mosè disse:

“È forse poca cosa per voi che il DIO d’Israele vi abbia appartati dall'assemblea d’Israele e vi abbia fatto avvicinare a sé per compiere il servizio del tabernacolo dell’Eterno e per stare davanti all'assemblea e servire loro?” (Numeri 16.9)


È forse poca cosa? È davvero poco ciò che Dio ha fatto per te nella tua vita al punto di essere invidioso del tuo prossimo? Invidiare gli altri significa disprezzare quello che Dio ci ha dato.

Se Dio vuole farti un regalo e realizzare un desiderio del tuo cuore, sicuramente lo farà, ma accadrà nel momento in cui Lui pensa sia essere il più appropriato. Nel frattempo, fino a quando questo non accade, fai in modo che il tuo cuore permanga tranquillo puro e, più di ogni altra cosa, grato!

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