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Immagine del redattoreDanila Properzi

Scusa, posso rimproverarti?


La Bibbia è considerato il Libro dei libri, la Parola Viva ed efficace che persiste nei secoli, che cambia le menti, divide pareri, edifica, distrugge pensieri, cambia i caratteri, trasforma il mondo.

Anche se dalla Bibbia togliessimo tutti i miracoli, rimarrebbe comunque un libro potente. Anche se non avessimo fede e non credessimo in Dio, la Bibbia comunque rappresenterebbe un perfetto manuale. Un manuale di cosa fare per migliorare la nostra qualità di vita, per avere un carattere migliore, basato su standard più elevati di quelli che il mondo, a seconda della moda e delle circostanze, ci propina.

Ci sono decine e decine di uomini che ci danno il loro esempio da seguire come Mosè, Davide, Ester, Paolo, ed il loro esempio da non seguire come Caino, Nabucodonosor, Core, Saul, Erode, Jezebel.

Ogni uomo e donna di Dio, le cui vite e le cui azioni sono state narrate e tramandate per generazioni attraverso la Bibbia, sono degli ottimi esempi che ci aiutano a crescere e a perfezionarci ogni giorno di più.

A questo proposito vorrei oggi paragonare il comportamento di due uomini di fronte a due situazioni diverse ma entrambe molto forti.

SAUL (1Samuele 15.1-22) - Dovuto alla esigenza del popolo, il Signore scelse un re per Israele (1 Samuele 8). Scelse Saul, un uomo bello e forte proveniente da una famiglia militare. Saul, stava cercando le asine di suo padre che si erano perse quando il profeta Samuele lo scelse e lo unse come re (1Sa 9). La sua timidezza lo portò a nascondersi quando il profeta fece l'annuncio pubblicamente (1Sa 10.21,22). Di sicuro non era preoccupato con la sua gloria personale.

Saul all'inizio fu un buon re, ma pian piano la sua fiducia in se stesso aumentò mentre quella in Dio diminuì. In 1Samuele 15 il Signore ordina a Saul di conquistare gli amalechiti, una nazione che aveva ingiustamente attaccato Israele molto tempo prima (Es 17), di distruggerli completamente e di passare tutto a fil di spada, niente doveva essere risparmiato. Ma Saul invece risparmiò il re ed i migliori animali. Disubbidì. Sbagliò di netto l'obiettivo.

Quando Samuele chiede spiegazioni mettendolo di fronte al fatto compiuto, Saul non chiede scusa, anzi cerca di difendersi e si giustifica ripetendo più volte: "Ma io ho ubbidito alla voce dell'Eterno, ho compiuto la missione che l'Eterno mi aveva affidato". Sembrava non volesse capire, e invece di dare ascolto al profeta, alla voce di Dio sulla terra, si tappò le orecchie per poter sentire meglio la propria voce.

DAVIDE (2Samuele11 - 2Samuele 12.1-13) - La Bibbia racconta che "Con l'inizio del nuovo anno, nel tempo in cui i re vanno a combattere, Davide mandò Joab con i suoi servi e con tutto Israele a devastare il paese dei figli di Ammon e ad assediare Rabbah; ma Davide rimase a Gerusalemme." (2Sa 11.1) Beh, già al primo sguardo possiamo vedere che Davide non sta dove invece era chiamato a stare. Davide rimane a Gerusalemme e nel suo dolce far niente, una sera nota una ragazza che si fa il bagno: Bath-Sceba. Chiede informazioni a suo riguardo e gli viene detto che la giovane donna è già sposata. Davide sembra non importarsene e la fa chiamare per potersi coricare con lei. Tempo dopo la ragazza scopre di essere rimasta incinta. Per poter nascondere il fatto, Davide fa tornare il marito della donna dalla guerra, con la scusa di farsi dire come stanno andando le cose al fronte, poi lo invita ad andare a casa di sua moglie per riposarsi. Ma Uriah, il giovane soldato si rifiuta perché non vuole mancare di rispetto ai suoi compagni che invece sono in guerra.

Quando il re Davide vede che i suoi tentativi sono miseramente falliti escogita un piano terribile. Ordina al comandante della truppa di metterlo in prima linea dove la battaglia era più aspra e dove sicuramente Uriah non ce l'avrebbe fatta a sopravvivere. Così accade. Uriah muore in battaglia e Davide sposa Bath-Sceba.

Ciò che fece Davide fu abominevole. Avrebbe potuto fermarsi in più occasioni, ma non lo fece, avrebbe dovuto pentirsi, ma preferì nascondersi e trovare un escamotage.

"Ma ciò che Davide aveva fatto dispiacque all'Eterno." (2Sa 11.27).

A questo punto Davide e Saul sono uguali. Sullo stesso piano. Entrambi hanno peccato, entrambi hanno sbagliato davanti a Dio, entrambi hanno dispiaciuto il Signore.

Ma è scritto che "Dio riprende e castiga tutti quelli che ama" (Ap 3.19), e dà a tutti la possibilità di redimersi.

Ad entrambi Dio manda un profeta. Samuele per Saul e Nathan per Davide. Entrambi di fronte al profeta hanno la possibilità di comunicare, di avere una seconda possibilità, di cambiare, di pentirsi.

Ma ecco la differenza: Saul si giustifica e non si pente convinto che aveva davvero compiaciuto l'Eterno mentre Davide capisce al volo il suo grave errore e si pente. "Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi" (Sl 51.4)

Due comportamenti diversi di fronte ai profeti di Dio. Ma il mio obiettivo oggi non è quello di parlare dell'importanza di pentirsi quanto prima. Il punto che voglio sottolineare è se siamo in grado di ascoltare un rimprovero.

Se dovessi chiedere: "alzi la mano chi si ritiene perfetto". Credo che per un motivo o per un altro nessuno la alzerebbe. Allora mi chiedo, se siamo coscienti che non siamo perfetti e che per questo possiamo sbagliare, perché ci offendiamo, o ci chiudiamo a riccio, o mettiamo le mani avanti o ci giustifichiamo quando qualcuno ci rimprovera a causa di un nostro atteggiamento sbagliato?

È palese in queste due storie che il rimprovero è più che giusto e meritato in entrambi i casi. Ma non voglio sindacare su questo. il tema non è distinguere tra un rimprovero giusto o uno sbagliato, il problema è se sono in grado di ascoltarlo. Se le persone hanno la libertà e la tranquillità di arrivare fino a noi e mostrarci qualcosa di sbagliato che loro hanno visto in noi, senza aver paura che possiamo aggredirli, o mettere il muso non rivolgendogli più la parola e cambiando atteggiamento nei loro confronti.

Siamo tutti consapevoli che non siamo perfetti, ma paradossalmente se qualcuno ci mostra la nostra imperfezione ci offendiamo.

Attenzione non sto dicendo che dobbiamo accettare i rimproveri di tutti! Ma nel momento in cui le persone che ci amano, i nostri genitori, i nostri coniugi o i nostri leader ci fanno un rimprovero forse è il caso di ascoltarli. Ripeto, non sto qui a dire se il rimprovero sia giusto o sbagliato. Mi chiedo solo se le persone che sono intorno a noi e che ci amano, hanno o meno facilità nel parlare con noi dei nostri difetti.

Chi corregge lo schernitore si attira vituperio, e chi riprende l'empio riceve ingiuria. Non riprendere lo schernitore, perché ti odierà; riprendi il saggio, ed egli ti amerà. (Proverbi 9.7,8)

Lo schernitore non ama chi lo riprende; egli non va dai saggi. (Proverbi 15.12)

[...] riprendi chi ha intendimento e acquisterà conoscenza. (Proverbi 19.25)

Chi riprende qualcuno troverà poi maggior favore di chi lo adula con la lingua. (Proverbi 28.23)

L'uomo che irrigidisce il collo quando è ripreso, sarà improvvisamente spezzato senza alcun rimedio. (Proverbi 29.1)

L'orecchio che ascolta la riprensione di vita, dimorerà fra i saggi. Chi rifiuta la correzione disprezza la sua stessa anima, ma chi dà ascolto alla riprensione acquista senno. (Proverbi 15.31,32)

Predica la parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, rimprovera, esorta con ogni pazienza e dottrina. (2Timoteo 4:2)

E avete dimenticato l'esortazione che si rivolge a voi come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non perderti d'animo quando sei da lui ripreso, perché il Signore corregge chi ama e flagella ogni figlio che gradisce». Se voi sostenete la correzione, Dio vi tratta come figli; qual è infatti il figlio che il padre non corregga? Ma se rimanete senza correzione, di cui tutti hanno avuta la parte loro, allora siete dei bastardi e non dei figli.(Ebrei 12.5-8)

Un padre "buono" che non sa castigare i propri figli è un padre irresponsabile che mangerà la polvere di questi "cavalli lasciati a briglia sciolta"!

La verga e la riprensione danno sapienza; ma il fanciullo lasciato a se stesso fa vergogna a sua madre. (Proverbi 29.15)

Chi custodisce l'ammaestramento è sulla via della vita; ma chi rifiuta la riprensione si smarrisce. (Proverbi 10.17)

Chi ama la correzione ama la conoscenza, ma chi odia la riprensione è uno stupido. (Proverbi 12.1)

Miseria e vergogna verranno su chi rifiuta la correzione, ma chi dà ascolto alla riprensione sarà onorato. (Proverbi 13.18)

Lo stolto disprezza la correzione di suo padre, ma chi apprezza la riprensione agisce con accortezza. (Proverbi 15.5)

È meglio per qualcuno ascoltare la riprensione del saggio che ascoltare il canto degli stolti (Ecclesiaste 7:5)

Sei bravo ad accettare una critica o una riprensione, così come sei bravo a farne?

"Cominciamo col dire che ammettere i propri errori non è mai un’operazione facile, perché in generale desideriamo essere accettati ed apprezzati. Certe volte, è così grande il desiderio di apparire agli occhi degli altri in una buona luce da rifiutare categoricamente qualsiasi commento che sottolinei errori ed incongruenze a nostro carico. Il fatto che qualcuno porti allo scoperto quello che noi vorremmo rimanesse nascosto, potrebbe venire interpretato come un gratuito e maligno attacco personale.

Essere giudicati ci fa sentire insicuri, suscita un doloroso senso di colpa e ci costringe ad affrontare le conseguenze delle nostre azioni, anche quando ne faremmo volentieri a meno. Per questo se qualcuno ci fa presente che abbiamo sbagliato, potremmo negare, rifugiarci dietro ad un gelido “no comment” oppure reagire con aggressività o cercare di scaricare la responsabilità su altre persone.

Eppure le critiche, se ben fatte, diventano alleate preziose e possono migliorare la nostra vita: sono informazioni di ritorno (feedbacks, nell’accezione estesa del termine) utili a modificare il proprio comportamento, in modo da raggiungere un qualsiasi obiettivo più facilmente. Servono infatti ad evidenziare eventuali errori o impedimenti, al fine di correggerli e superarli." (Dott.ssa Michela Rosati)

Rimproverare non vuol dire insultare, si propone non già di offendere ma di risolvere un problema.

È ovvio che è altrettanto importante saper fare un rimprovero o una critica. Dire semplicemente "hai sbagliato" non è sufficiente, bisogna essere specifici e dare anche una soluzione. È necessario che nel momento del rimprovero siamo mossi dall'amore per la persona e non dal rancore o dalla voglia che abbiamo di sfogarci per un torto subito.

Nei versetti elencati sopra, viene messo a confronto vita e perdizione, conoscenza e stupidità, saggezza e stoltezza, onore e vergogna. È difficile andare da qualcuno e rimproverarlo, forse viene naturale solo con i propri figli. Sai perché? Perché loro si aspettano che i genitori li aiutino a crescere. Non vedrete mai un figlio offendersi perché un genitore lo ha rimproverato con amore e per amore.

Io non mi aspetto che Dio scenda dal cielo per rimproverarmi in persona, come fece con Adamo. Dio non aveva nessuno allora e lo dovette fare personalmente. Non mi aspetto neanche che Dio mandi un profeta da una terra lontana. Dio può usare qualsiasi persona, e a volte può usare anche un'asina (Nu 22.23).

I nostri amici, le persone che amiamo, i nostri fratelli e soprattutto i nostri leader sono le persone più adatte a smussare il nostro carattere, ad aiutarci ad arrivare alla statura dell'uomo perfetto.

Quando diciamo: "io sono così e se mi ami devi accettarmi come sono", in realtà non stiamo facendo altro che mettere una barriera alla nostra crescita e ai nostri rapporti col prossimo. Saper ascoltare le critiche ed i consigli ci da la grande opportunità di crescere, di maturare, di migliorare notevolmente il nostro stile di vita e il nostro rapporto col prossimo.

Quindi ripropongo la domanda: scusa posso rimproverarti?

Sei così umile da ascoltare con attenzione ciò che la persona che ti ama vuol dirti affinché tu possa migliorare? Non sto assolutamente dicendo che dobbiamo accettare sempre e comunque il rimprovero. Una critica va ascoltata, dobbiamo fare un esame di coscienza, analizzarci a fondo per vedere se il rimprovero o la critica è giusta per poi adottare le dovute misure. Come ho già detto, accettare o meno una critica è un'altra questione. Il punto è se sono capace di ascoltarla.

Una delle più chiare e belle spiegazioni del termine umile che ho già sentito è: umile è chi è insegnabile.

Chi pensa di sapere tutto, chi pensa che non ha bisogno di ascoltare il punto di vista del prossimo, chi non vuole mettere in discussione il proprio carattere ed i propri atteggiamenti è una persona orgogliosa che non crescerà mai.

So per esperienza quanto sia brutto e penoso essere rimproverati e comprendere di aver sbagliato. Ma saper ascoltare, esaminare e mettere in pratica il consiglio porterà un frutto così prezioso che ci permetterà di guardare quel dolore temporaneo e poter dire: ne è valsa la pena.

Concludo con questo augurio: che possiamo riuscire a fare nostre le parole di Davide:

Mi percuota pure il giusto, sarà una cortesia; mi riprenda pure, sarà come olio sul capo; il mio capo non lo rifiuterà. (Sl 141.5)

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